Pensavo di aver capito che la situazione era grave, gravissima, il tempo da perdere poco se non addirittura esaurito. E invece leggo, sento e vedo troppi che "aspettano la cometa", come si dice a Roma.
Il Governo fa sapere - per carità, con stile impeccabilmente compassato - che i provvedimenti per lo sviluppo arriveranno. Entro tre mesi.
I politici, quelli che fanno in bello e il cattivo tempo dei nostri destini, si riposano delle loro fatiche riposando al sole di isole lontane (quelli più sfacciati) o rintanandosi in baita con polenta salsicce. Poco cambia nella sostanza.
Pensavo di aver capito che la situazioni quasi disperata richiedeva impegno e sforzi eccezionali: mi aspettavo task-force di migliaia di tecnici alloggiati intono ai centri decisionali del paese, sostenuti dalla protezione civile, impegnati 18 ore al giorno nell'analizzare, discutere, progettare, risolvere, realizzare.
E invece nulla, o quasi nulla. Un calma serafica, un sereno taglio di panettoni e pandori, telegiornali che parlano di come perdere il kiletto di troppo accumulato con le feste, programmi tv e gionali invasi dai racconti delle star dei reality della prossima stagione.
Con calma dunque, aspettiamo la cometa per alzarci e metterci in cammino. E se la cometa non passasse? Che facciamo, rimaniamo in attesa per sempre?