24. novembre 2011 01:26
by Alessandro Nasini
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L'internazionalizzazione è per le imprese manifatturiere italiane non solo la nuova frontiera, ma forse l'ultima spiaggia. L'abbiamo ormai capito, ce lo diciamo, lo sentiamo dire e leggiamo ogni giorno: l'Europa non è nemmeno più "estero" e bisogna guardare più lontano, a migliaia e migliaia di kilometri verso est, sud e ovest.
Di internazionalizzazione si parla invece pochissimo per le imprese italiane di know-how, quelle che non devono imballare ciò che producono. Ma quante sono le imprese italiani, grandi, medie, piccole e micro, che hanno numeri, spalle larghe, idee ed entusiamo necessari e sufficienti per guardare nelle stesse lontane direzioni? Possiamo andare a vendere idee, capacità progettuale, capacità organizzativa, ricerca e sviluppo in mercati internazionali? Siamo in grado? Siamo (potremmo essere) credibili?
Può esistere un "made-in-italy" del know-how, o forse meglio un "italian-way-of"?
10. novembre 2011 17:33
by Alessandro Nasini
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Imprenditori, non comprate BTP. Non comprerò una pagina su un quotidiano per dirlo, ma vi prego di darmi retta. Resistete alla maledetta tentazione di speculare anziché investire.
Lo so che il 7 percento netto fa gola, fa maledettamente gola. Soprattutto in questi mesi nei quali di utili ne stiamo facendo pochi - chi poco, chi meno, chi nulla, chi... peggio - e facendo una fatica del bestia. Però resistete alla tentazione, se avete ancora delle risorse mettetele in azienda, investite anzichè speculare.
Amici, non comprate BTP. Non comprerò una pagina su un quotidiano per dirlo, ma vi prego di darmi retta. Resistete alla maledetta tentazione di speculare e invece investite in aziende sane, innovative, con prospettive di crescere, creare lavoro e valore.
Investite nei progetti dei giovani, dei vostri figli, dei meno giovani fuori ma giovani dentro, nelle aziende dei vostri amici. Quelli che fanno buoni prodotti, che creano buoni servizi, che guardano all'estero, che guardano ad opportunità per le quali hanno però bisogno di risorse. Non comprate BTP, compratevi quote di aziende sane e le aiuterete a superare la crisi oggi ed a crescere dopodomani.
3. novembre 2011 13:19
by Alessandro Nasini
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"La fiducia è una cosa seria che si da alle cose serie" recitava un vecchio Carosello.
Il problema è che la fiducia in Italia è finita, l'abbiamo finita, l'abbiamo fatta finire. Non c'è fiducia tra le aziende (che quindi non collaborano tra loro, non fanno rete, non crescono), non c'è fiducia tra produttori e consumatori (i primi raccontano sempre meno i propri prodotti con sincerità, i secondi consumano sempre meno prodotti dei quali sanno e capiscono poco), non c'è fiducia verso le Istituzioni, Istituzioni che hanno poco fiducia dei cittadini che dovrebbero servire e li trattano spesso da disonesti senza alcuna ragione.
La fiducia, dicevamo, non è facile da concedere. E' basata innanzitutto su una comunicazione chiara e limpida di chi si è, cosa si è, cosa si fa, perché lo si fa, come lo si fa. Noi italiani abbiamo gradualmente ed inconsapevolmente cominciato a nasconderci - non saprei dire quando è successo - quasi per proteggerci da cose ignote e spaventose.
Persino quando le cose (ormai di rado) vanno bene facciamo lo stesso: il successo professionale o imprenditoriale si sussurra solo agli amici stretti e comunque mai esplicitamente, forse a qualche cliente per imbonirlo, ma meglio non suscitare troppe invidie che - non si sa mai - magari porta sfortuna.
Non ho una ricetta infallibile per riportare la fiducia in Italia, quella che si da alle cose serie ma soprattutto alle persone serie, ma certo se non riusciamo a farlo non andremo lontano, men che meno riusciremo ad aprirci ed interagire con il resto del mondo (anche quello, non ci concede molta fiducia) come invece dobbiamo fare. Dobbiamo, non "dovremmo".
Forse, ma inizio a convincermene, dobbiamo "solo" cominciare a prenderci qualche rischio, magari iniziando dai rapporti interni alle nostre aziende e poi (o magari contemporaneamente) allargare questa sincerità a fornitori e clienti, a rischio di qualche sorpresa non del tutto piacevole e positiva.
I social network possono rappresentare una grande occasione, un eccellente strumento, per farlo in fretta, con una certa facilità, a basso costo e con buoni ritorni. Cosa che in azienda vuol dire soprattutto risultati misurabili.
Questa "nuova fiducia" può cominciare con atti semplici: una pagina che indica chiaramente indirizzo e recapiti dell'azienda, magari il nome di una persona da contattare per informazioni, le modalità di contatto ed i tempi di evasione delle richieste. Potrebbe continuare con il pubblicare informazioni chiare e dettagliate sui propri prodotti e servizi (no, non la pagina web progettata da SEO e Marketing rispettivamente per attirare e convincere) e persino osare sino a raccontare la propria organizzazione e la filiera cui si appartiene, dal momento che il valore di un prodotto o servizio è sempre più dipendente da fattori indiretti, almeno per quanto riguarda la scelta dei consumatori attenti.
Può sembrare - e forse lo è - quasi un azzardo, ma la fiducia è anche rischio di non riceverne altrettanta. Come amore ed amicizia.